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Energia e microbacini idroelettrici PDF Stampa E-mail

La realizzazione di bacini di “accumulo per pompaggio” come quello ENEL di Presenzano (Ce) avrebbe la potenzialità di generare vantaggi ambientali ed energetici, conseguendo anche risorse economiche non indifferenti. Un articolo di Emanuele Davia.

Tutti sappiamo quanto le attività, la vita stessa delle popolazioni, ed in particolare di quelle delle società sviluppate come l’Italia, dipendano dall’impiego di grandi quantità di energia e come tale impiego comporti necessariamente, nelle condizioni attuali, conseguenze dannose all’ambiente naturale e forti costi particolarmente per Paesi come il nostro che dipendono in gran parte dagli idrocarburi da acquistare all’estero.

Sappiamo altresì come la disponibilità e la regolamentazione delle acque costituisca un problema serio e di importanza crescente in molte parti del mondo ed anche nel nostro Paese, nonostante esso goda di una buona pluviometria in quasi tutte le sue regioni. E’ noto infatti quanto l’agricoltura del meridione (ma non solo) soffra la siccità estiva ed i danni economici relativi ; non meno gravi sono i disagi che essa arreca, per tempi non brevi, a molte popolazioni per l’indisponibilità di acqua addirittura per gli usi civici.

Per contro, sono all’ordine del giorno, nei mesi autunno-invernali, le alluvioni e gli smottamenti causati da una insufficiente regolamentazione dei flussi idrici, che causano ingenti danni economici e seri pericoli per le persone.

E’ evidente che entrambe queste situazioni potrebbero essere contenute e regolamentate da bacini idroelettrici per la produzione di energia e per la raccolta ed il contenimento delle acque, quando essi fossero maggiormente estesi in tutto il territorio nazionale. A tale proposito si è finora sostenuto che una più ampia realizzazione di bacini idroelettrici non è più possibile in quanto tutte le risorse idriche adeguate sono state già utilizzate ed anzi molte di quelle già esistenti sono già divenute poco funzionali e quindi antieconomiche per la diminuzione progressiva della portata fluente. Per questa ragione già da tempo è cessata in Italia la realizzazione di nuovi bacini.

E poi ci accorgiamo che tutto ciò è contraddetto dalla realizzazione dei bacini di “accumulo per pompaggio” esistente a Presenzano in provincia di Caserta ad opera dell’ENEL (Cfr. “ l’Italia a secco” di Mario Tozzi pag. 247 e seguenti) ed in altre località in Italia e nel mondo. Tali bacini hanno la potenzialità di generare vantaggi ambientali ed energetici, conseguendo anche risorse economiche non indifferenti.

Analizzando bene di che cosa si tratta, scopriamo che è un sistema che, per funzionare, non necessita di una portata minima di acqua fluente che generi almeno una decina di megawatt di potenza idroelettrica. Ma che è sufficiente un torrentello od un piccolo corso d’acqua che sia in grado di compensare le perdite per evaporazione e infiltrazione dei bacini che verranno costruiti (come meglio verrà precisato in seguito).

Occorre, in sintesi, individuare una giacitura collinare o montana che permetta la creazione di due invasi posti a quote diverse e tali che consentano, con la caduta diurna dell’acqua, attraverso tubazioni, da quello superiore a quello inferiore, la produzione di energia.

L’acqua poi, di notte, viene pompata dal bacino inferiore a quello superiore per ripristinare la condizione iniziale. Il sistema quindi può funzionare in modo perpetuo alla sola condizione che il corso d’acqua che alimenta il bacino superiore sia in grado, come si diceva, di compensare le perdite dei due bacini per evaporazione ed infiltrazione.

E’ importante sottolineare che “la spesa del trasferimento alla quota superiore viene largamente compensata dal fatto che di notte l’energia costa meno che di giorno”. Quindi cedendo alla rete nazionale l’energia prodotta di giorno e prelevando dalla stessa rete l’energia necessaria per il pompaggio notturno, si realizza un guadagno.

Dunque, a parte il vantaggio economico, si dovrebbe pensare che l’equazione tra energia prodotta e quella consumata sia a sommatoria zero. Ma in realtà non è così !

In primo luogo perché già in partenza sono innumerevoli i corsi d’acqua che, pur non avendo la portata fluente per consentire la creazione di 10 megawatt di potenza, hanno comunque una portata ben superiore a quanto occorre per compensare le perdite per evaporazione ed infiltrazione dei bacini da costruire. Ragione per cui dovrà essere previsto un deflusso dal bacino inferiore per l’eccedenza, in conformità alla situazione preesistente alla costruzione dei bacini. Tale eccedenza rappresenta la quantità di acqua, caduta dal bacino superiore, che non dovrà più essere pompata per il percorso inverso e quindi energia supplettiva che verrà ceduta alla rete nazionale, oltre a quella consumata.

Questa situazione poi verrà esaltata nel periodo autunno invernale di piogge abbondanti e soprattutto in caso di precipitazioni fuori dalla norma in cui non occorrerà più alcun pompaggio notturno ma anzi, in questi casi i due bacini potranno funzionare come regolatori di deflusso a protezione dell’ambiente naturale a valle, per evitare o contenere danni alluvionali, smottamenti ecc.

Da notare inoltre che, con questo sistema, la produzione di energia avviene di giorno quando la richiesta per i consumi nazionali è massima, mentre l’uso di energia per il pompaggio avviene di notte quando tale richiesta è al livello minimo. Ciò comporta il vantaggio di poter abbassare, in sede nazionale, il livello massimo di energia (che è necessario tenere a disposizione per far fronte ai picchi di consumo) in ragione della quantità totale dell’energia prodotta di giorno da questo sistema.

E’ difficile poter calcolare la potenzialità massima di produzione di energia che questo sistema può determinare in ambito nazionale. Certamente non si tratta di poca cosa, se la realizzazione di questi “micro bacini di accumulo per pompaggio “ potesse essere sufficientemente estesa. Si può considerare, come punto di riferimento, che negli anni settanta la produzione di energia per acque fluenti copriva quasi integralmente i consumi nazionali (il cosiddetto carbone bianco) e che ciò è considerato, non a torto, uno degli elementi che ha permesso il “miracolo economico” italiano.

Attualmente tale produzione di energia elettrica, pur rappresentando una percentuale molto più ridotta, dovrebbe coprire più del 10% del consumo nazionale e considerando che le condizioni idro-geologiche nazionali per la realizzazione dei micro-bacini sono certamente molto più estese e numerose di quelle necessarie per ricavare energia dalle acque fluenti, si può pensare possibile il traguardo di raddoppiare, in tempi brevi, la quantità di energia idroelettrica disponibile in ambito nazionale. La qual cosa sarebbe un risultato certamente non trascurabile.

Riassumendo, il sistema proposto:

1) realizza ricavi economici tali da consentire, in una prima fase, di ammortizzare i costi di impianto e successivamente una rendita economica perpetua;

2) produce stabilmente e gratuitamente una quantità di energia proporzionata al numero delle realizzazioni effettuate, consentendo un risparmio valutario per la quantità in meno di energia e quindi di idrocarburi da acquistare all’estero, in ragione del totale di quanto viene prodotto di giorno;

3) rappresenta un efficace regolatore dei flussi idrici e pertanto può determinare una forte riduzione dei danni prodotti dalla siccità estiva e dagli effetti alluvionali autunno-invernali;

4) diminuisce in proporzione l’inquinamento prodotto dalla quota parte di idrocarburi sostituita.

A questo punto è lecito chiedersi e chiedere a tutte le Istituzioni nazionali, regionali, comunali e locali preposte, nonché a tutte le Organizzazioni pubbliche e private del settore, perché non ci si attivi celermente per la creazione delle condizioni atte ad una realizzazione, la più estesa possibile, di questi impianti.

 
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