Il fenomeno del rilascio del metano dai fondali dell'Artico è la conseguenza dell'accelerazione dei fenomeni di riscaldamento climatico che si osservano ai Poli. A sua volta, questo gas, 20 volte più dannoso per l'ambiente del diossido di carbonio, accelera ulteriormente il processo di fusione delle calotte polari e dei ghiacci marini.
"Non si tratta di allarmismo", spiega Massimo Frezzotti, responsabile del Laboratorio Osservazioni Climatiche dell'Enea. "Il cambiamento climatico delle aree polari non è allarmismo, ma semplice evidenza dei fenomeni che stanno accadendo".
Se fino a dieci anni fa si pensava che le calotte di ghiaccio e l'estensione del ghiaccio marino rispondessero con un inerzia "a scala del secolo o dei millenni", in soli dieci anni l'estensione minima del ghiaccio marino è dimezzata, "passando da 8 milioni di chilometri quadrati a 4 milioni" e i ghiacciai della Groenlandia "hanno raddoppiato la loro velocità di scioglimento dal 1996", con un significativo contributo all'innalzamento del livello del mare che negli ultimi anni "ha superato i 3 millimetri l'anno", spiega il glaciologo.
Il ghiaccio marino, la Calotta di Ghiaccio groenlandese e il permafrost si stanno riducendo drasticamente a causa del riscaldamento climatico che in queste aree è stato di due gradi e mezzo in 50 anni. "Questi fenomeni - continua il Coordinatore del Settore di Ricerca 'Glaciologia' del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide - stanno avvenendo con un'accelerazione impressionante, non prevista in alcun modello di previsione, con impatti significativi non solo sul clima e sull'ambiente del Polo Nord, ma anche dell'intero Pianeta".