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Un ricordo di Venanzio Vallerani PDF Stampa E-mail

Tutta la vita operativa di Venanzio Vallerani è stata dedicata a immaginare, realizzare e trasformare in attività pratica, la tecnologia acquisita nel corso di studi presso la facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Perugia. Le realizzazioni operative nei vari settori sono state molteplici ma una, legata al suo nome, è particolarmente importante: la realizzazione di aratri speciali per la lavorazione, la bonifica e il riscatto di terreni in zone aride.
Questa attività da lui sentita come una missione lo ha portato ad operare in ogni parte del mondo: in molti Paesi dell’Africa sub-sahariana e mediterranea, nell’America meridionale, in Cina, ecc.
Profondamente preoccupato e consapevole del degrado ambientale in atto nel mondo ed in linea con le linee di azione e di contrasto emerse dalla Conferenza di Rio de Janeiro del 1992, ma prima ancora con  le idee propugnate da Aurelio Peccei, si è speso personalmente in tutte le occasioni utili, entrando a far parte di diverse Associazioni ambientaliste come l’AISI (Ass. Italiana Sviluppo Internazionale) fondata da Aurelio Peccei negli anni ’60 e lo CSARE SILVA (Conservazione del Suolo e delle Acque e Riequilibrio degli Ecosistemi). Entrambe queste Associazioni, ora chiuse, sono confluite idealmente in eredità nella Associazione CA3C (Comitato di Appoggio alle 3 convenzioni globali delle Nazioni Unite – Desertificazione, Biodiversità e Clima ) iscritta e riconosciuta presso i tre  segretariati di quelle Convenzioni.
Proprio la costituzione dello CSARE SILVA creato appositamente nel 1985 per la realizzazione in Niger di un progetto di bonifica in zone aride, ha fornito l’occasione a Vallerani per immaginare e realizzare gli aratri che portano il suo nome. Tale progetto, realizzato dalla FAO con il finanziamento del MAE ( Ministero Affari Esteri – Italia) nela zona arida del Damergou, faceva seguito ad una altra iniziativa della FAO, finanziata dal MAE: il progetto di Keita, tuttora “fiore all’occhiello” della FAO per il riequilibrio del sistema idrico del territorio. Anche a questa  attività aveva partecipato Vallerani.
Ma è nella regione arida del Damergou che Vallerani ha tratto l’ispirazione per la realizzazione dei suoi aratri speciali, osservando ciò che la popolazione indigena faceva, per trarre profitto dalle scarse piogge annuali a carattere torrentizio: manualmente con zappette o altri semplici utensili praticava delle buche, delle cunette, per “catturare” un poco dell’acqua che scorrendo sui crostoni superficiali
del terreno si perdeva dentro le fenditure  e le crepe, senza utilità alcuna. L’acqua così recuperata costituiva un piccolo bacino idrico per alimentare la semina di piante particolarmente adatte al clima locale e costituire un primo insediamento vegetale, che apriva  la strada, negli anni successivi a essenze più fertili e all’attuazione della bonifica.
Vallerani comprese che meccanizzando quelle pratiche locali si potevano moltiplicare i risultati: dalle  4-5 buche al giorno di ogni uomo, si  poteva pervenire a completare un ettaro all’ora di lavoro per ogni macchina operatrice. Ciò lo portò a progettare e realizzare gli aratri che portano il suo nome, presso una delle principali ditte italiane di tale settore.
Il successo ottenuto in Niger lo convinse che questo era il modo adeguato e concreto per combattere la fame nel mondo, ottenendo risultati qualitativamente e quantitativamente validi e si adoperò in tutte le sedi per promuoverne una applicazione la più larga possibile.
Il fondo di amarezza che gli derivava dalla constatazione che il metodo da lui inventato non trovava l’espansione larga e salvifica da lui sperata, non gli impedì di battersi fino alla fine dei suoi giorni nella lotta contro la desertificazione e contro la fame nel mondo.

* * *

All the operative life of Venanzio Vallerani was dedicated to imagine, create and transform in practical activity the technology acquired in the course of studies at the Faculty of Agricultural Sciences at the University of Perugia.
The operative achievements, in various sectors, have been numerous; but especially one, due to his name, is very important: the creation of special ploughs for processing, reclamation and redemption of land in arid zones. This work, which he considered like a mission, led him to work in every part of the world: in many countries in sub-Saharan Africa and the Mediterranean, in South America, China etc.. etc..
Deeply concerned and aware about environmental degradation taking place in the world and coherent with the lines of action and conflict that emerged from the conference in Rio de Janeiro in 1992, but even more with the ideas supported by Aurelio Peccei, he has spent himself, in all useful occasions, joining in several environmental Associations such as AISI (Italian Association International Development) founded by Aurelio Peccei in the 60s and in CSARE SILVA (Soil and Water Conservation  and  Ecosystems rebalancing).
Both of these Associations, now closed, were ideally transferred inheritance in the Association CA3C (Committee of Support to three global Conventions of the United Nations - Desertification, Biodiversity and Climate) recognized and acknowledged at the Secretariats of the three Conventions.
Especially the constitution of the CSARE SILVA - created, on purpose, in 1985 for implementing in Niger a reclamation project in arid zones - provided to Vallerani the opportunity to imagine and create the ploughs that bear his name. This project, implemented by FAO with funding from the MFA (Ministry of Foreign Affairs - Italy) in the arid zone of Damergou, followed another FAO initiative, funded by the MFA: the Keita project still "flagship" of the FAO for the balance of the water system in the area. Vallerani has participated even at this activity. But is in the arid region of Damergou that Vallerani drew the inspiration for the realization of its special ploughs - observing the indigenous population - to benefit from the low annual rainfall at torrential character: manually with hoes or other simple tools he make holes, gutters, to "catch" a little of water which - flowing over surface croutons of the ground - lost itself in the crevices and cracks, without any utility.
The water, recovered in this way, constituted a small reservoir to supply the planting of plants particularly suited to the local climate and  to constitute a first vegetable settlement, which paved the way, in the following years, to most fertile species and to the  implementation of the reclamation.
Vallerani had understood that, mechanizing that local practices, it could multiply the results: from 4-5 holes per day for every man, could achieve to complete one hectare per hour of work for each operating machine. This led him to design and build the ploughs that bear his name, at one of the leading Italian companies in the sector. The success achieved in Niger convinced him that this one was the suitable and practical to fight hunger in the world, achieving qualitatively and quantitatively results and he worked in all locations to promote its application as large as possible.
The bottom of bitterness that stemmed from the fact that the method which he invented didn’t found the large and saving expansion hoped by him, it did not prevent him from fighting until the end of his days in the fight against desertification and hunger in the world.


Emanuele Davia


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