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Migrazioni e sviluppo - Entro il 2030 l'Africa esploderà PDF Stampa E-mail

Una ricerca del CNR - Consiglio nazionale delle Ricerche evidenzia il problema di flussi migratori imponenti che coinvolgeranno l'Europa. «I cambiamenti climatici, l'avanzamento della desertificazione, l'incremento della popolazione, le tensioni fra agricoltori ed allevatori della fascia saheliana, hanno messo in crisi le tradizionali economie familiari di sussistenza»

Cresce il rischio esodo per l'Africa occidentale che, a fronte di un incremento della popolazione al 2030 del 70% rispetto ad ora, vede però aumentare anche l'emigrazione clandestina verso i Paesi europei. A tracciare lo scenario dei flussi migratori del continente nero e delle conseguenze sullo sviluppo dei paesi africani di questo fenomeno è una ricerca dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr ha focalizzato le dinamiche socio-economiche dei paesi di quest'area. La ricerca del Cnr ha collegando il fenomeno migratorio alla vulnerabilità alimentare e all'aumento della popolazione. Lo studio è stato realizzate nell'ambito del progetto «Sviluppo e gestione sostenibile dei flussi migratori provenienti dall'Africa», promosso dal CeSpI (Centro Studi di Politica Internazionale) e dal Sid (Society for International Development) per il Ministero degli Affari Esteri.

«Tenendo conto dei dati sulla vulnerabilità nei termini di sostenibilità agro-ambientale e delle nuove crisi alimentari degli ultimi anni, causate da infestazioni di cavallette, siccità, riduzione della produzione di cereali e restrizioni delle esportazioni dai paesi limitrofi con innalzamento dei prezzi, guerre civili, è stato possibile identificare le dinamiche che stanno radicalmente trasformando il sistema africano e che si riflettono nel massiccio aumento di flussi migratori clandestini» afferma Andrea Di Vecchia, ricercatore dell'Istituto di biometeorologia (Ibimet) del Cnr e autore dello studio «Migrazioni e sviluppo: vulnerabilità e potenzialità». Lo studio, in particolare, evidenzia come l'emigrazione continuerà a rappresentare uno strumento per il mantenimento dell'equilibrio socio-demografico e politico-economico e la connessione tra sviluppo sostenibile e rapporto tra pressione antropica e risorse naturali. «I cambiamenti climatici, l'avanzamento della desertificazione e della deforestazione, l'incremento della popolazione, le tensioni fra agricoltori ed allevatori della fascia saheliana per l'utilizzo della terra, la contrazione della tradizionale mobilità verso i paesi del Golfo di Guinea dovuta all'instabilità politica hanno messo in crisi le tradizionali economie familiari di sussistenza» sottolinea il Cnr.

«I nuovi modelli di sviluppo, in una fase transitoria come quella attuale, hanno trasformato la migrazione clandestina in una strategia per la sopravvivenza», sottolinea Di Vecchia. Contrariamente all'idea stereotipata, l'Africa occidentale, ed il Sahel all'interno di essa, "rappresenta una regione strategica per la stabilizzazione dei flussi migratori e per lo sviluppo di tutto il continente, non più rappresentabile come un'area omogenea ed indifferenziata dal punto di vista ambientale e produttivo" dice ancora il ricercatore. “A fronte di zone più vulnerabili -prosegue Di Vecchia- ve ne sono altre in rapida crescita o con interessanti potenzialità agro-alimentari ed economico-produttive su cui investire con programmi di sviluppo a medio e lungo termine".

«Rilanciare lo sviluppo e la modernizzazione del settore agricolo in un contesto di solidarietà sociale - conclude il ricercatore - resta dunque l'unica strategia che i governi africani ed europei possono adottare per assicurare lo sviluppo sostenibile delle future generazioni oggi costrette ad emigrare».

(Fonte: CNR, 31 Gennaio 2007)

 
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