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Una iniziativa in favore della salvezza della biosfera


L'acronimo CA3C significa "Comitato di Appoggio alle 3 Convenzioni globali delle Nazioni Unite" e cioè a quelle che si riferiscono alla salvaguardia del clima e della biodiversità e alla lotto contro la desertificazione.

Ciò che ha indotto la FIDAF (Federazione It. Dottori in Agraria e Forestali),
l'ICEF (Internatinal Court of the Enviromental Foundation), la Stes ( Scienziati e Tecnologi per l'etica dello Sviluppo), ed altre Associazioni e persone fisiche a dar vita al CA3C è l'aver acquisito la consapevolezza di due cose fondamentali :

1°) il constatare continuamente con stupore misto a preoccupazione che il fenomeno, assolutamente nuovo e drammatico del degrado ambientale mondiale, non viene recepito dalla collettività con la serietà e col grado di partecipazione che esso richiederebbe.

2°) la convinzione che, al di là della babele delle diverse interpretazioni del fenomeno e delle discordanti metodologie suggerite per contrastarlo ( che alimentano confusione e rigetto nell'opinione pubblica), le succitate tre Convenzioni, firmate dalla maggior parte dei governi dei Paesi della Terra, danno una interpretazione sufficientemente fedele e corretta di quel fenomeno unitario che è il degrado ambientale e ne indicano i tre settori chiave su cui agire per opporvisi. Rappresentano quindi ottimi punti di riferimento per promuovere e aggregare il consenso generale sul da farsi.

Per convincerci che la situazione ambientale è seria e che assolutamente necessario ed urgente correre ai ripari, basta pensare che questo problema non è mai praticamente esistito fino a quaranta , cimquanta anni fa. O, almeno, i danni provocati dall'uomo sull'ambiente non erano tali da interessare tutto il pianeta e non avevano , fino allora, generato la rottura progressiva di molti equilibri naturali.

E' da quel periodo che continuano ad accumularsi gas industriali nell'atmosfera :
prima d'allora non era mai avvenuto in tutta la storia della Terra, se non per episodici fenomeni vulcanici. E' da allora che aumenta l'inquinamento, dovuto alle attività umane, nei suoli di ampi territori geografici, nella acque marine e di superfice; prima della metà del secolo scorso la natura era ancora in grado di assorbire, nei suoi cicli biologici, i prodotti residuali della vita e dell'attività dell'uomo, come quelli degli altri esseri viventi animali e vegetali.

E' solo da qualche decennio che la maggior parte delle terre coltivate si impoveriscono in sostanza organica, che le foreste tropicali subiscono distruzioni così estese che le specie animali e vegetali, cioè la biodiversità, sono oggetto di una contrazione tanto importante, molteplice ed accelerata ; in tutti i tempi e le ere precedenti la natura, sul pianeta Terra, era andata arricchendosi di sempre nuove forme vitali ; l'andamento prevalente era quello per cui le forme più semplici aprivano al strada a quelle più evolute.

Nell'arco di tempo di un solo mezzo secolo (un nulla temporale rispetto ai miliardi di anni di vita della Terra) abbiamo provocato un processo di tale importanza come è quello dell'inversione dei cicli naturali e abbiamo di fronte il fenomeno della progressiva desertificazione.

Bastano queste poche considerazioni per farci capire quale sia la gravità dei fenomeni in atto. Non hanno quindi alcun senso i dubbi e le cautele che un malinteso rigorismo dottrinale avanza, circa la necessità di disporre dell'osserva=
zione prolungata per tempi secolari, prima di pronunciare una diagnosi corretta.

Che valore ha, che utilità pratica può avere, attendere (prima di prendere i provvedimenti dettati dall'evidenza dei fatti) i tempi lunghi necessari per ottenere le certezze statistico-matematiche che non si tratti di fenomeni ciclici, ma di tendenza.
Perchè attendere che danni gravi ed irrevocabili si siano già verificati prima di intervenire ?

Non basta sapere, ad esempio, che una molecola gassosa di CFL (usato nell'industria della refrigerazione) se immesso nell'atmosfera distrugge migliaia di molecole di ozono, per convincerci che ciò può determinare un impoverimento della fascia protettiva di ozono che sta intorno alla Terra ? E' necessario attendere l'osservazione secolare per credere che il "buco" (o i buchi) e la rarefazione nella fascia d'ozono non dipendono solo da fenomeni ciclici naturali ?

Non basta sapere che la distruzione delle foreste fa diminuire drasticamente anche la biodiversità e altera molti cicli vitali, tra cui importantissimo quello dell'acqua ? Non è sufficiente conoscere la chimica del terreno per sapere che l'immissione continuata di sostanze minerali e la diminuzione della componente organica porta alla sterilizzazione dei suoli ?

Ed è davvero una sorpresa constatare che scaricando nell'aria milioni di tonnellate di gas e vapori se ne modifica la composizione e ne conseguono effetti nocivi alla respirazione di tutti gli esseri viventi ? Parimenti sembra logico meravigliarsi delle alterazioni climatiche e meteoriche che si susseguono se abbiamo modificato l'elemento stesso in cui esse si manifestano ?

Le evidenze, in materia ambientale, sono tali e tante che non vi può essere nessuna esitazione o incertezza per farci convinti del fatto che la situazione che stiamo vivendo è del tutto eccezionale, perchè mai verificatasi prima d'ora, per cui solo un atteggiamento tenacemente incosciente può sottovalutarla.

Di qui la necessità di fare tutto il possibile per convincere il maggior numero di persone e cercare di creare un movimento sempre più vasto di opinione per promuovere i provvedimenti importanti ed urgenti indicati nelle tre Convenzioni.
Per modificare e correggere cioè i comportamenti e le azioni delle singole persone e delle popolazioni, prima che sia troppo tardi per scongiurare il disastro completo.

Sono queste le motivazioni che hanno fatto nascere il CA3C il quale, nel suo primo anno di vita, ha ricevuto riconoscimenti da Istituzioni, organismi e personalità. sia in ambito nazionale che internazionale, per l'azione che ha svolto e continua a svolgere a trecento sessanta gradi. Interventi che vanno dalla denuncia degli errori e delle carenze, alla proposta di iniziative e progetti, all'insistito appello alla coscienza di tutti per un richiamo al pericolo che ci sovrasta e alla necessità di uno sforzo di aggregazione sempre più vasto.

Non è per caso che l'Associazione CA3C, che è multidisciplinare ed aperta a tutti, è sorta in seno alla FIDAF, se si pensa che gli agronomi ed i forestali operano a diretto contatto con la natura ed hanno quindi una particolare conoscenza e sensibilità ai fenomeni relativi. Hanno inoltre ben chiaro nel loro bagaglio,professionale il principio che comportamenti che siano distruttivi del patrimonio natura, portano inevitabilmente alla rovina.

 
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